La scelta di vinificare solo Sangiovese e Canaiolo nero, frutto di selezioni interne all’azienda che si tramandano da generazioni, ha rappresentato la vera forza e la diversità dell’Azienda Castello della Paneretta.
Altra importante caratteristica sono gli impianti di vigneti molto vecchi e di densità medio alta che sono sopravvissuti al periodo dei piani verdi e alla “ristrutturazione” dei vigneti in Toscana avvenuti negli anni sessanta e settanta.
Tutto è rimasto come un tempo, dunque, in questa tenuta storica, situata sulle pendici occidentali delle colline che dominano la storica Val d’Elsa, un tempo teatro di guerre tra Guelfi e Ghibellini dove, ancora oggi, sorge il Castello della Paneretta, costruito intorno a un’antica torre di avvistamento dopo che i Ghibellini, all’indomani della battaglia di Montaperti nel 1260, diedero ordine di abbandonare il Castello di Cepparello, borgo di rilievo e fortezza della zona. Fu così che la torre si ingrandì e assunse a sua volta importanza.
I primi proprietari furono i Vettori. L’ultima erede, Maddalena, portò in dote nel 1577 il castello al marito, Ludovico Capponi. Anche la produzione vinicola è attestata da documenti a partire dal 1596.
I suoli sono scistosi e argillosi di varie nature e colori dal rosso violetto al grigio chiaro, alternati a strati calcarei che affiorano e che sono più solubili e fertili e caratterizzati dal tipico colore rossastro.
La caratteristica principale di questi suoli è l’estrema differenziazione esistente nell’ambito di poche centinaia di metri.
Per questo motivo, nelle zone di allevamento dove le le condizioni pedoclimatiche risultano estremamente differenti con lo stesso tipo di uve si ottengono vini completamente diversi:
Dai terreni delle Terrine e delle Torri si ottengono uve che danno origine a vini più corposi e complessi; da terreni come Ciliegio, Bossolo e Barbiano si ottengono vini più esili ma più eleganti, mentre i suoli come quelli delle Querciole e del Poggio sono più adatti ai vini d’annata in quanto la profondità dei terreni impedisce importanti concentrazioni nelle uve.
Attualmente dei 22 ettari coltivati, la metà degli stessi ha una densità di 5.000 piante per ettaro e nel futuro si prevedono impianti che vanno dalle 6.000 alle 8.000 piante per ettaro.
La ragione di usare Sangiovese e Canaiolo nero è stata il frutto della convinzione che tali vitigni, oltre che a rappresentare indiscutibilmente la tradizione toscana, sono anche i più adatti a questo tipo di terroir.
Con i suoi 309 ettari (di cui la maggior parte a bosco), la Paneretta è una delle più grandi aziende agricole della zona. Produce annualmente 900 ettolitri di Chianti Classico da 22 ettari di vigneto.
I vini:
Castello della Paneretta Canaiolo 2009 IGT
Vinificato con Canaiolo nero in purezza che, almeno fino all’inizio del 1900, era l’uva principe della Toscana e di cui già nel 1685, Francesco Redi nel suo “Bacco in Toscana” decantava la bellezza.
Castello della Paneretta Terrine 2006 IGT
Un vino con il 50% di Canaiolo e 50% di Sangiovese nel segno della ricerca di una toscanità che non deve scomparire.
Castello della Paneretta Chianti Classico Riserva DOCG 2006
Vinificato con Sangiovese e Canaiolo è caratterizzato da complesse note fruttate e speziate di ciliegie e sottobosco e tannini morbidi e setosi.
Castello della Panaretta Chianti Classico Riserva Torre a Destra DOCG
100% Sangiovese con note setose, fruttate, gradevolissime.
Castello della Paneretta Quattrocentenario 2003 IGT
Da uve Sangiovese in purezza, solo in 5.800 bottiglie, in memoria dei 400 anni dell’Azienda, dal 1596 al 1996.
Siete pronti per una splendida degustazione?
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