Mollica di pane,
cenone di una formica.
Si attacca al polsino
della camicia.
Poi come un’abile parà
si lancia proprio là.
Niente salvagente,
galleggia allegramente.
Si dilata come una spugna
e diventa rossa
come una prugna.
Lascia irrorare
ogni sua occhiatura
di sangue d’autunno
fino quasi a scoppiare.
Intorno a lei uno sciame di bollicine,
comitato d’accoglienza
che le fanno solletico
con una certa insistenza.
Un dito cerca di ripescarla.
«No, no…» urla la mollica
«Appoggia il bicchiere al filo
dell’orizzonte e guarda
come un pezzo di pane
si ubriaca d’amore».
Così si converte il commensale
e la tavola
in sacro altare.
poesie sul vino
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