In breve
Difficoltà: media |
Preparazione: 1 ora e 50 minuti |
Cottura: 50 minuti |
Eccolo puntuale come ogni 4 anni arriva il mondiale e con esso tutti i suoi riti e spergiuri del caso.
Noi napoletani poi si sa, siamo già superstiziosi di nostro e col mondiale la scaramanzia aumenta a livelli ossessivi.
Casa dei miei è stata sempre il luogo di ritrovo preferito poiché essendo quattro fratelli, riuscivamo ad unire un numero elevato di tifosi.
E già col numero erano guai: non potevamo essere né 13, né, ovviamente, 17 ma soprattutto dovevamo essere sempre lo stesso numero della volta precedente in cui l’Italia aveva vinto.
Quando eravamo di meno eravamo costretti a far scendere nonno e suo cugino, zio Mario, che avevano festeggiato la vittoria dei mondiali del ’34.
Il 2006 fu un’atroce sofferenza, più andavamo avanti più i riti scaramantici assumevano le forme di un rituale voodoo. Le persone costrette a stare rinchiuse nel bagno perché l’Italia aveva segnato proprio quando si erano assentate per rinfrescarsi un attimo. Mia madre affaccendata a preparare pizze aveva per sbaglio confuso uno strofinaccio con la bandiera tricolore, apriti cielo, gli fu negato l’accesso alla sala video per tutto il tempo ed infine, in semifinale mio padre scordò di comprare le birre, avevamo solo vino, eppure stravincemmo, mio fratello, quindi, decise che per la finale era bandita ogni forma di luppolo, solo vino.
Ebbene devo dire che quell’anno oltre a vincere il campionato del mondo fu anche sfatato il mito dell’accostamento birra e mondiale.
A distanza di quasi dieci anni ho voluto inaugurare il primo match Italia-Inghilterra riprendendo proprio quel rituale del mondiale 2006: pizza e vino!
Visto l’orario della partita uno stuzzichino di mezzanotte ci stava tutto.
Ho messo in frigo 3 bottiglie di vino rosè Il Grigio Rosè Spumante Brut proveniente dal Friuli orientale dalla cantina di Eugenio Collavini, che bene si sarebbe accostato ad una pizza preparata con farina di segale che rievocasse Berlino 2006.
Ingredienti (per 4 persone)
- 500 gr di farina di segale
- 30 gr di lievito
- 80 gr di speck
- 50 gr di olive nere di Gaeta
- 3 alici salate
- 40 gr di mandorle sgusciate
- 250 gr di funghi
- Tre piedi di radicchio rosso (400 gr circa)
- Sale / olio extravergine di oliva / pepe nero q.b.
Preparazione
Ho diluito il panetto di lievito in 300 dl di acqua tiepida.
Poi ho aggiunto la farina e lavorato per 15 minuti, creando un panetto lasciato lievitare per 2 ore in un panno.
Ho messo a stufare il radicchio in una pentola con un pizzico di sale e mezzo bicchiere di acqua.
In una padella ho messo a rosolare i funghi tagliuzzati ed in una più piccola a tostare le mandorle.
Nell’attesa che il pane lievitasse ho stappato la prima bottiglia di Grigio Rosè… dovevo assaggiare per conto dei miei ospiti ed è stato subito Samba!
Ho diviso il panetto a metà e steso due dischi. Il primo l’ho posato in una pirofila con della carta forno, l’ho farcito con il radicchio, le alici ripulite, le olive snocciolate, le mandorle tostate, i funghi e lo speck tagliato molto fino, un filo d’olio e col secondo ho ricoperto il tutto!
Ho infornato per circa 1 ora… il tempo di finirmi la bottiglia!
La partita e la serata sono state un successo!
Happywine!
Massima Giurisprudenziale
La Corte di Cassazione – Quinta Sezione Penale, ha condannato un conduttore radiofonico pugliese per essersi rivolto ad una persona esclamando “porta male, tanto che devo toccare ferro perché porta anche sfortuna!”
Questo il testo della massima:
È colpevole di reato di diffamazione chiunque adoperi termini che risultino offensivi in base al significato che essi vengono oggettivamente ad assumere a prescindere dal loro spessore culturale e dalla loro base scientifica, nella comune sensibilità di un essere umano collocata in un determinato contesto storico e in un determinato ambito sociale.