La vallata che circonda Trecastagni, centro del Parco dell’Etna ad altitudine di poco superiore ai 600 m. slm, appare vitata quasi per intero ed è dominata dal vulcano, familiarmente chiamato “a Muntagna” dagli abitanti del luogo e ora, nel mese di ottobre, già innevato; siamo in un luogo bellissimo, dove i vigneti sono circondati da boschi di castagni e di querce alternati con folte macchie di ginestre e accarezzati dall’aria di mare che proviene dalla vicina costa catanese.
Questo distretto viticolo che si snoda lungo la Strada dei Vini dove si producono i Doc Etna Bianco ed Etna Rosso cui è stata riconosciuta la prima denominazione di origine controllata nel 1968 come DOC Etna, era noto anche alle civiltà del passato, viste le origini antichissime della viticoltura della zona, come abbiamo notizia dal poeta Teocrito vissuto nel III secolo A.C.
Qui le vigne crescono su terreni sabbiosi di origine vulcanica, ricchi di scheletro e di minerali, su zolle che conservano il colore della lava e dove il microclima è ideale per la forte escursione termica tra notte e giorno.
Molte piccole aziende in questi luoghi hanno ripreso in mano la terra e deciso di far rivivere il vigneto come ai vecchi tempi, razionalizzandolo e reimpiantandolo, per produrre quelli che, da sempre, sono i vini dell’Etna, prodotti da vitigni autoctoni che nascono solo qui, quali, in particolare, il Nerello Mascalese e il Carricante, che producono vini potenti e molto caratteristici.
La Tenuta Monte Gorna, che prende il nome da uno dei crateri spenti che circondano l’Etna nel versante sud-est del vulcano, si trova poco sopra Trecastagni, ad una altitudine di 760 m.slm, ed è un’azienda giovane che, in collegamento e collaborazione con altre aziende vitivinicole della zona, ha intrapreso un affascinante percorso sia di innovazione, per attuare un importante salto di qualità nella produzione, sia di riscoperta delle proprie radici attraverso la creazione di prodotti di tradizione tipicamente etnea.
Sebastiano Licciardello, il giovane produttore che, insieme alla famiglia, crea i vini dell’ Azienda, mi conduce a visitare i vigneti, soprattutto i quattro ettari vitati a Nerello Mascalese, il vitigno principe del vulcano; più in basso si coltiva il Carricante , altro vitigno autoctono con cui si produce l’Etna Bianco.
In quei luoghi mi racconta la storia della loro terra, proprietà del nonno che un tempo era stato capo ”ciurma” cioè capo delle squadre dei vendemmiatori che raccoglievano l’uva prima nei paesini vicini al mare e poi, a salire, fino a Trecastagni, dove l’uva matura più tardi e dove, in seguito, acquistò una vigna tutta sua, coltivata fino a quando le forze non lo abbandonarono e che ora, dal 2002, tutta la sua famiglia, con una decisione collettiva, ha deciso di far rivivere rimettendosi al lavoro, lui, il padre Saro, la madre Santina e le due sorelle gemelle Arianna e Stefania.
Le vigne sono state rimpiattate nel 2003 e sono quindi giovani e il primo anno di imbottigliamento è stato il 2008.
Da dieci anni qui si pratica l’agricoltura biologica nei vigneti che sono cinti da terrazzamenti di pietra a secco, particolari muretti costruiti a mano con fatica che rappresentano la memoria storica di un paesaggio rurale antichissimo. Il terreno di questi luoghi, formatosi dal disfacimento della lava, è scuro, sabbioso, ricco di scheletro e di sostanze organiche e minerali. La vicinanza dei vigneti ai boschi e la forte escursione termica tra il giorno e la notte favoriscono una perfetta maturazione delle uve, dotando i vini Tenuta Monte Gorna di grande personalità e tipicità.
Il territorio etneo, mi spiega Sebastiano, con i suoi aspetti peculiari, sia per il suo clima di montagna che per il terreno lavico ricchissimo di minerali, costituisce un’area vitivinicola unica nel suo genere, la quale esula dal contesto isolano in cui è inserita ma rappresenta una zona produttiva particolare con caratteristiche del tutto originali.
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