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1 agosto 2014, 07:15

agosto

Spritza che ti passa

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Breve storia dell’aperitivo che è diventato il fenomeno alcolico italiano dell’ultimo decennio.

In quel di Roma notoriamente si canta: “Ma che ce frega, ma che ce importa/ se l’oste ar vino c’ha messo l’acqua/ e noi je dimo, e noi je famo/ c’hai messo l’acqua, e nun te pagamo.” Nel Nord Est, invece, ogni tanto si urla “Roma ladrona!” ma poi si paga l’oste per annacquare il vino.

Ebbene sì, stiamo parlando dello Spritz, l’aperitivo simbolo delle Tre Venezie, anche noto come Spriss, Spriz o, talvolta, Sprisseto. A dirla tutta, lo Spritz non è più solo l’aperitivo delle Tre Venezie ma sta ormai diventando l’aperitivo più amato d’Italia. La sua fortuna risiede nel fatto che si tratta di un cocktail dalle mille ricette, anche se gli ingredienti base sono sempre gli stessi: 40% di vino bianco (dal più secco al più Prosecco…) e 30% di acqua gasata, meglio se gasatissima. E il restante 30%? È affidato alla creatività del barista, con uno spettro di scelte che va dal classico vermouth (in genere Aperol o Campari) fino al Cynar o al Select, alla Crema al Marsala oppure a qualunque tipo di alcolico prodotto sul pianeta, purché alla fine la tonalità rientri in una gradazione cromatica tra l’arancione e il rosso.

Sulla gradazione alcolica l’elasticità è altrettanto notevole: dai 12 ai 45 gradi, con una media intorno ai 15. Se lo Spritz, come si diceva, è diventato uno dei fenomeni alcolici italiani dell’ultimo decennio, la sua origine invece “affoga” nella storia.

I più sostengono che nacque durante la dominazione asburgica: i soldati austriaci, avvezzi alla birra, trovavano la gradazione dei vini bianchi del Triveneto troppo elevata per i loro gusti e di conseguenza li allungavano con acqua (lo “spritz liscio”, così come si serve ancora oggi a Trieste). Ad avvalorare la tesi viene incontro, barcollando, l’etimologia della bevanda: “spritz” deriva dal tedesco “spritzen”, ovvero “spruzzare”.

Ma se vi affacciate in Piazza delle Erbe, a Padova, intorno alle sette di sera e interrogate gli assetati presenti, scoprirete molte altre ipotesi storiche, che spaziano a seconda della gradazione alcolica (e del numero di Spritz consumati). Qualcuno ne ricorda il prestigio accademico (“lo Spritz è il miglior amico dello studente fuoricorso”), qualcun’altro risale indietro nel tempo fino a ipotizzarne una versione tardo-romana (con sanpietrini al posto del ghiaccio?), mentre i più irriducibili imputano la ricetta dello Spritz addirittura alle invasioni barbariche (come no: Cimbri, Teutoni e Campari…). Qualunque sia l’origine la raccomandazione non cambia: se volete un buono Spritz partite da un ottimo vino bianco!

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1 Comment

  1. consolata boeri

    Molto interessante e divertente!

    Reply to consolata

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