Iniziava in quei giorni per me davvero un periodo di fuoco. Avevo appena firmato gli accordi di fusione del mio Studio legale con una grande realtà professionale internazionale e il cambio non avrebbe riguardato, di lì a poco, solo il nome, i biglietti da visita e le persone con cui avrei passato molto della mia vita professionale, ma avrebbe implicato anche un pesante trasloco di uffici ed una rivoluzione totale di ogni coordinata di vita stabilmente conquistata e consolidata negli ultimi sei anni.
Da pochi giorni, poi, avevo ultimato i forzati lavori a casa, dovuti a infiltrazioni d’acqua provenienti dall’appartamento del piano di sopra, con tanto stress e altrettanta polvere accumulata nelle precedenti settimane.
E mi aspettava anche nei giorni successivi un tour de force di lavoro tra Monaco di Baviera, Milano e Londra. Ce n’era abbastanza per decidere, quella sera, di restare a casa, in tranquillità e relax.
Ma il mio modo di intendere la decompressione e la rigenerazione di corpo e spirito, raramente comprende tecniche spesso raccomandate e fortemente di tendenza, che prevedano il ricorso a tisane, camomille, yoga e musica new age.
Io mi rilasso così: amici, musica giusta in ogni stanza, illuminazione totale, ma studiata, della casa, una bella cena in house e… una buona, immancabile, bottiglia di vino.
Avevo appena ordinato su Wineverse alcune nuove etichette.
Il vino che mi piace bere – rectius: gustare – e offrire a casa, o deve appartenere a quelle dieci etichette del cuore, note e care a me da sempre e legate a qualche storia o avvenimento rilevante, oppure deve essere qualcosa di inedito e addirittura inaudito – nel senso tecnico della parola.
Così quella famosa sera di relax programmato decidevo di aprire un IGT Calabria, Pietra di Tesauro 2012, delle cantine Russo & Longo.
Essendo un vino per me nuovo, la cautela mi imponeva di provarlo informalmente come incipit della serata. Un pò di show off sul vino con i miei ospiti, ancorchè talvolta habituè di casa, tocca sempre farlo. E quindi se la bottiglia si conosce, si va sul sicuro introducendola adeguatamente, ma se è per me nuova, come in quella occasione il Pietra di Tesauro era, occorre un pizzico in più di prudenza.
Una volta aperta la bottiglia, l’ho abbinata ad un vassoio di formaggi piemontesi “a tutto” Beppino Occelli, dall’Occelli al Barolo, al mitico Crutin al tartufo estivo, passando anche per il misto vaccino e pecorino Occelli stagionato in foglie di castagno.
Mentre mi accingevo all’assaggio post abbinamento, fremevo dall’idea audace di aver fatto sposare improvvisamente prelibatezze piemontesi ad un IGT Calabrese, anche ignorando i suggerimenti che i migliori intenditori rivolgono a questo vino, ottenuto con uve Gaglioppo e Greco Nero, consigliando di abbinarlo con primi e secondi mediterranei e non già con i miei preferiti formaggi della tradizione sabauda!
La sorpresa è stata totale. La mia sfacciata audacia era stata premiata. Il Pietra di Tesauro 2012 si presentava gentile e nella sua informalità del tutto godibile. Peccato averne comprato una sola bottiglia. Tuttavia, ve lo garantisco, la mia missione relax era compiuta: il vino, ancora una volta, aveva svolto egregiamente il suo compito.