170 aziende, quasi 400 vini suddivisi in 21 categorie in base innanzitutto alla regione e poi all’uvaggio (si va dall’Aglianico campano al Primitivo pugliese, dal Magliocco calabrese al Grillo siciliano e poi i fatidici Fiano di Avellino e Greco di Tufo, il Catarratto e così via per ogni singola regione). Tra questi, 89 le eccellenze premiate dalle 2 giurie: quella nazionale e quella internazionale composte da esperti, giornalisti e soprattutto buyer stranieri per favorire la commercializzazione di questi prodotti.
Radici del Sud è l’evento tutto dedicato alle eccellenze del Sud, per troppo tempo sottovalutate e che riesce, oggi, a dimostrare la varietà enorme di uve e vini di qualità notevole. E così si è partiti con gli appuntamenti B2B con i produttori, molto efficaci, per poi passare alla classica competizione con i vini sottoposti alla giuria rigorosamente coperti. Come membro della giuria nazionale ho avuto modo di farmi un’idea chiara di questi vini e quando si tratta di degustare alla cieca c’è poco da scherzare.
Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Puglia (quest’ultima regione ospite della IX edizione appena conclusasi) sono le protagoniste con i vini fermi e secchi: bianchi, rossi e rosati.
“È stata l’edizione dei rosati” afferma Luciano Pignataro, noto critico enogastronomico e media partner dell’evento. In particolare, aggiungo, dei rosati calabresi; e al di là delle reazioni c’è un fatto: in base al numero di campioni disponibili l’organizzazione ha accorpato in una sola categoria rosati della Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia (mentre la Puglia concorreva a se avendo presentato un numero molto superiore di rosati) ma i vincitori: 2 per la giuria nazionale e 2 della giuria internazionale sono risultati tutti calabresi! Un bel segno e mi piace citare uno dei vini vincitori: il Grayasusi di Ceraudo etichetta rame (essendocene anche un altro di Grayasusi con etichetta argento che prevede il passaggio in barrique).
E sempre per i curiosi che volessero ripetere l’esperimento dei giurati tra gli altri partecipanti ci sono l’azienda calabrese Cataldo Calabretta con il Ciro’ DOC (uva Gaglioppo 100%, noto rosso calabrese) e l’azienda pugliese Erminio Campa con il Primitivo di Manduria DOP, Primitivo 100%). Ed è stato proprio il Primitivo, un altro protagonista di questa edizione, molto apprezzato anche dagli stranieri tra i quali Hans Bijvoets, olandese, alla ricerca di nuove ottime cantine meridionali per il suo portafoglio. Non solo lui, ma anche Ole Udsen, noto giornalista e scrittore danese che cita l’invasione delle Bag-in-box in nord Europa (il vino in cartone con dispenser stile rubinetto per capirci), metodo pratico sì, ma che non sempre riesce a comunicare tutta la qualità degustata in questa occasione. Insieme a loro è il giornalista di Wine Simple News, popolare rivista russa che elogia la vasta offerta dell’enogastronomia italiana che riesce ad accontentare tutti i gusti e tutte le tasche a differenza della vicina Francia.
Non mancherò di recensire i singoli vini, le singole etichette, intanto ecco l’elenco completo dei vincitori.
Buon divertimento!