“Tonnerre!… Fulmini di Biscaglia!… Sono il padrone della taverna, io! Che cosa desiderate?” “Una bottiglia del migliore; Xeres o Alicante o Porto, non m’interessa. Bevo qualunque vino maturato sotto tutti i soli del globo, purché sia buono.”
È il dialogo tra il guascone Don Barrejo, proprietario della taverna El Moro, e Buttafuoco, bucaniere della marchesa di Montelimar, nel primo capitolo de “Gli ultimi filibustieri”.
In questo scambio di battute ci sono molti degli ingredienti che resero popolare e inconfondibile la penna del grande Emilio Salgari: pirati, uomini di spada, avventure di mare e anche… di taverna.
Sì, perché il legame con il vino è già nelle radici del celebre romanziere: Salgari crebbe infatti in Valpolicella, nel comune di Negrar, tra filari di uve Corvina e Rondinella.
Come sempre buon sangue non mente. Infatti, mentre scriveva i suoi ottanta romanzi e gli oltre cento racconti, il Capitano – come Salgari amava farsi chiamare – tirava avanti a Marsala (e sigarette: cento al giorno, altro che Yanez de Gomera).
Sul tavolino, ingombro di carte geografiche, svettavano un calamaio con inchiostro di mirtilli e l’immancabile bicchierino di Marsala. Ma Salgari amava anche un’altra bevanda, il “rigatino”, la cui ricetta compare nel suo unico libro autobiografico, “La bohème italiana”, dove rievoca una giovinezza trascorsa in compagnia di un gruppo di artisti, più squattrinati che scapigliati, dediti alla Barbera e, appunto, al rigatino, ovvero “grappa lunga vita con tre gocce di menta. Se sentissi che liquore delizioso, mio caro. Roba da far risuscitare i morti e da guarire i tisici al terzo ed anche al quarto stadio”.
Due anni dopo La Bohème, Emilio Salgari si suicidò lasciando sul tavolo una lettera agli editori: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che io vi ho dato pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.”
In suo onore l’asteroide 1998 UC23 è stato denominato 27094 Salgari. Nelle notti stellate pensate a lui e alzate un calice di Valpolicella o di Marsala o di Barbera – o di “rigatino”! – al cielo.